LA FOTOGRAFIA IN B&N
RIFLESSIONI SUL B&N - SERATA DEL 9 FEBBRAIO
...L’incontro di questa sera non può essere, come si può ben intuire, esaustivo, su un argomento come quello del B&N che domina fin dalle origini la storia della fotografia. Quello che posso cercare è di farvi capire un po’ meglio cosa sia la fotografia monocromatica e di indicarvi alcuni criteri metodologici per affrontarla e per “lavorarla” al meglio con gli strumenti messi a disposizione da tanti software (per noi, oggi, LR), partendo da un file, meglio se in formato raw.
La fotografia nasce nella prima metà dell’800 in B&N non perché gli inventori la volessero così ma solo perché le conoscenze scientifiche e le risorse tecniche non permettevano di fare altrimenti. È interessante e pure divertente leggere qualche passo tratto da Giphantie, romanzo fantastico di Tiphaigne De La Roche, scrittore francese che, a metà ‘700, immagina…. praticamente la fotografia, ottant’anni prima che venisse inventata. Ed era a colori! Eccone un estratto (per saperne di più andate a questa pagina
… sai che i raggi della luce riflessi dai diversi corpi formano un quadro e dipingono questi corpi su tutte le superfici levigate: la retina dell’occhio, per esempio, sull’acqua, sugli specchi. Gli spiriti elementari hanno cercato di fissare queste immagini passeggere; hanno composto una materia molto sottile, molto vischiosa e molto facile ad asciugarsi e ad indurirsi, per mezzo della quale un quadro si forma in un batter d’occhio.
Essi rivestono di questa materia un pezzo di tela, e la espongono agli oggetti che vogliono dipingere (…) la tela, per mezzo del suo rivestimento vischioso trattiene i simulacri (…)
Questa stampa delle immagini avviene già al primo istante in cui la tela la riceve: si toglie immediatamente e si mette in luogo oscuro; un’ora dopo, il rivestimento è asciutto e voi avete un quadro tanto più prezioso che nessuna arte può imitarne la verità, e che il tempo non può in alcuna maniera danneggiare. (…)
La precisione del disegno, la verità dell’espressione, i tratti più o meno marcati, la gradazione delle sfumature, le regole della prospettiva; noi lasciamo tutto questo alla natura, che, con quel segno sicuro che mai si smentisce, traccia sulle nostre tele delle immagini che impressionano l’occhio e fanno dubitare la ragione se ciò che chiamiamo realtà non sia un’altra specie di fantasma che impressiona l’occhio, l’udito, il tatto, e tutti i sensi assieme.
Nonostante vari tentativi più o meno riusciti nel corso del 19° secolo, sarà solo all’inizio del ventesimo e poi, in maniera più massificata, nel secondo dopoguerra, che si raggiungerà e si inizierà a praticare su vasta scala la fotografia a colori.
Grazie al suo intrinseco limite, quello di non saper registrare il dato cromatico attraverso il quale noi percepiamo e interpretiamo la realtà, la fotografia guadagna una identità espressiva che le permette di affrancarsi, almeno in parte, dalla funzione meramente rappresentativa, dal ruolo di inerte fotocopiatrice della realtà fisica e le conferisce una componente di astrattezza (di autonomia) sufficiente a consentirle di spiccare il volo, anche verso una dimensione artistica (diatriba peraltro ancora in corso…).
Parto da questa premessa per dirvi alcune cose su cosa significhi fotografare in bianco e nero oggigiorno, e lo faccio dicendovi, innanzitutto, cosa non è: il B&N non è un effetto speciale, un filtro di Instagram o di Picasa, da applicare tanto per rendere “più carine” o più “originali” le vostre immagini. Questa è una concezione molto diffusa fra le nuove generazioni, i nativi digitali, tutti presi da una gara planetaria indetta e indotta dai social per far vincere (a suon di like e di concorsi) chi la spara più grossa, per la serie “famolo strano”.
No. Il B&N è qualcosa di più di un algoritmo predefinito, è un modo di concepire il fare fotografia! È un approccio diverso verso il mondo e il modo di guardarlo.
Il B&N più compiuto è quello che si decide e concepisce prima, non quello che si applica dopo, come tentativo per vedere se qualche nostra insipida foto a colori guadagna qualche punto rendendola monocromatica. In altre parole un fotografo decide a priori di utilizzare il B&N e da questa scelta deriverà automaticamente la sua scelta dei soggetti e del modo di affrontarli in termini fotografici.
Il perché è facilmente comprensibile: il B&N elimina il colore e pertanto, se una certa scena (gli abiti colorati di una donna sudafricana, il piumaggio dei pappagalli dell’Amazzonia ecc…) ha la sua forza principalmente negli aspetti cromatici, la sua conversione in B&N le toglierà proprio l’elemento più prezioso e l’immagine perderà probabilmente il suo stesso senso.
La fotografia in B&N applica un doppio artificio sulla realtà perché, oltre a renderla bidimensionale (come tutta la fotografia), la allontana dal realismo totale e valorizza elementi che, nella versione a colori, non verrebbero sottolineati, talvolta neppure percepiti.
Quali sono gli aspetti della realtà che il B&N rende al meglio?
Le forme, i volumi, le ombre e le luci (i chiaroscuri), le texture, e, ad un livello più metaforico, l’azione, l’essenza delle cose.
Nel togliere la componente cromatica il B&N toglie alla realtà un elemento di attrazione psicologicamente potentissimo quanto superficiale (nel senso letterale) e ciò consente, anzi, spinge la mente dell’osservatore ad adottare uno sguardo più profondo, più incline all’indagine che all’appagamento facile (avete presente, a questo proposito, le foto a colori del tramonto? La noia dopo la terza immagine dello slideshow…)
I temi nei quali il B&N trova ottime occasioni per farsi valere sono la fotografia di ritratto, nella quale non sarà mai il colore della pelle a determinarne l’esito, la fotografia di architettura, che trova nelle forme, nelle geometrie, nei volumi e nei giochi della luce gli elementi più significativi, la fotografia di reportage giornalistico, nella quale la rappresentazione, anche simbolica, dell’evento e dell’azione prevalgono sulla resa cromatica (che il sangue sia rosso lo sappiamo anche senza che la fotografia ce lo mostri). Anche nella fotografia di paesaggio il B&N consente un “distacco” dall’ovvio di cui ogni fotografo può trarre grande vantaggio in termini espressivi e creativi.
Qui di seguito alcuni esempi di conversioni da colore a B&N: efficaci nella prima e la terza immagine, molto meno nella seconda, nella quale il colore della città di Berlino nell'"ora blù" è elemento di suggestione e fascino.
In fondo le sale del CCF allestite per la serata e un momento di pausa a metà serata.