PENSIERI SULLA METAMORFOSI DELLA FOTOGRAFIA
La fotografia è un linguaggio molto flessibile, adattabile a diverse esigenze di comunicazione. Così come la lingua, scritta o parlata, si può impiegare per stendere un atto notarile, per raccontare un’avventura o comporre una poesia ermetica, analogamente la fotografia si presta, condiscendente, a riprodurre fedelmente le opere di un pittore, ad illustrare un catalogo di ferramenta, a raccontare per immagini un viaggio o a farci sognare attraverso la magia di forme, colori e chiaroscuri.
La storia della fotografia, lunga quasi due secoli, ci mostra la sua evoluzione, non solo nelle sue componenti tecnologiche ma, soprattutto, nella sua funzione sociale.
Compiendo un acrobatico salto dal 1839 al 2023 si possono notare, fra tanti altri, due ambiti nei quali è più vistosa la sua trasformazione.
Il primo riguarda l’enorme moltiplicazione della platea di utenti, passivi e attivi. Oggigiorno miliardi di persone in tutto il mondo vengono in contatto, volenti o nolenti, con la fotografia. E miliardi di persone producono quotidianamente miliardi di fotografie. È abissale la sproporzione fra la diffusione dei primordi e quella attuale.
Il secondo riguarda lo scopo della fotografia. Fino a non molti decenni fa la funzione più comunemente svolta è stata quella di “mostrare” le cose e, quando ancora non esisteva la televisione, era l’unico mezzo disponibile per farlo. Oggi la televisione e, ancor di più, la rete Internet ci mettono a disposizione una mole incommensurabile di immagini, che illustrano ogni oggetto, ogni luogo, ogni cosa possiamo immaginare.
Davanti ai nostri occhi hanno ormai sfilato tutti i tramonti di tutti i continenti e di tutte le latitudini, tutti i fiori che sbocciano sulla superficie della terra, le facce di tutte le etnie, gli abiti, i cibi, le case, le pietre le dune e gli oceani: come dire che non abbiamo più l’urgenza di scoprire la fattezza delle cose che animava l’umanità fino a pochi decenni fa.
La conseguenza, per la fotografia, è un tendenziale cambio di funzione, che passa dal mostrare le cose a mostrare sé stessi, la propria soggettività, la propria sfera esistenziale.
Naturalmente la fotografia, almeno quella “ottica”, ottenuta attraverso la classica sequenza luce > riflessione > cattura, fa ancora uso della realtà materiale ma non è più strumento al suo servizio bensì al servizio di chi la produce. Per un numero sempre maggiore di praticanti, non conta più mostrare la forma dell’oggetto bensì la forma del proprio sentire, del proprio rapporto con l’oggetto.
È uno stravolgimento del ruolo tradizionalmente svolto dalla fotografia che porta nella direzione della produzione artistica (non parlo degli esiti ma delle intenzioni).
E la tecnologia aiuta molto questo scostamento di intenti.
Il passaggio al digitale, la diffusione e l’evoluzione dei software di postproduzione e, ultima arrivata, l’intelligenza artificiale applicata alla fotografia, rendono più facile e praticabile questo approccio “autoriale” alla produzione fotografica ma gli esiti concreti sono molto spesso banali.
Basta passare in rassegna qualunque galleria pubblicata sui siti di condivisione e leggere i commenti per aver conferma di quanta ingenuità connoti sia le fotografie che i suoi spettatori: “sembra un quadro!”, “sei un vero artista!”, “straordinario questo ritratto!”. Si leggono commenti di questo tenore, suscitati da un filtro che altera i colori, oppure rende più poetica o più cruda un’immagine, o da un aumento spropositato della saturazione cromatica per rendere più ”vivo” un paesaggio o da un procedimento HDR per appiattire la gamma tonale, eliminando le ombre, viste come errori invece che componenti imprescindibili, e così via.
La fotografia sta vivendo una straordinaria evoluzione, che sta smontando alcuni storici capisaldi cercando di crearne altri, ma sono convinto che abbia “le spalle larghe”, che sia capace di integrare vecchie e nuove funzioni, superando quel dubbio che da sempre l’angoscia: sono arte o sono ancella delle arti? E lo farà dicendoci: sarò arte in mano agli artisti, sarò documento per esservi utile, sarò passatempo per divertirvi, sarò ciò che volete che io sia…