FARE STORIA CON LE PROPRIE FOTOGRAFIE
Si è svolta ieri sera, 17 febbraio, la seconda serata dedicata alla Storia della Fotografia, condotta da Floriano Menapace. Condivido pienamente la sua visione della fotografia e del fare fotografia come il prodotto della propria cultura e della visione del mondo che ognuno di noi costruisce nel tempo, attraverso le vicende esistenziali, l'apprendimento scolastico, i rapporti sociali, la coltivazione dei propri interessi, il proprio mondo immaginario ed emotivo.
Quando ognuno di noi scatta una fotografia, mette in gioco, che ne sia consapevole o meno, tutto il bagaglio che ha accumulato nel corso della sua vita e perciò ben vengano le letture di libri, fotografici e non, le visite alle mostre, fotografiche e non, la navigazione nei siti web e, naturalmente... la partecipazione alle serate organizzate dal Centro Cultura Fotografica@Trento.
Adriano Frisanco
Qui di seguito la breve riflessione che Floriano ci propone in relazione al tema trattato ieri:
Fare storia con le proprie fotografie
La fotografia è presentata ufficialmente nel gennaio del 1839: questo è il suo primo dato cronologico, ma nasce, assieme ad esso, un altro concetto perché la fotografia è essa stessa produttrice di elementi storici, anzi si può affermare che a ogni scatto si aggiunge un nuovo documento alle vicende dell'uomo, si crea uno spazio nel meccanismo del tempo che accumulandosi giorno per giorno porta ad un colossale giacimento di informazioni visive. È interessante anche sapere che ogni fotografia contribuisce all'approfondimento e arricchimento della cultura dell'epoca nella quale è stata ripresa diventando così documento ricco di informazioni, adatto a studi sulla società, sull'economia, sulla politica ed estetici.
Nei soggetti delle fotografie c'è anche una forza interna della quale bisogna tenere conto e che richiede di poter raccontare la propria storia per essere significativi nello svolgersi del tempo. È importante svelare elementi che non abbiamo mai avuto occasione di osservare con attenzione e capire che il mondo è a portata di mano, rivisitandolo con il desiderio di scoprirlo, riesaminarlo, salvarlo, cambiarlo, facendo così emergere la nostra visione fantastica della realtà. La fotografia è di per se muta, permette di leggere e parlare senza parole, sapendo ascoltare con gli occhi della mente per scoprire gli aspetti meno evidenti di una fotografia e inventare storie, racconti, favole per narrare la vita.
Chi possiede un proprio bagaglio storico ha la possibilità di inventare nuove realtà perché può usufruire della lezione dei maestri, scegliere i riferimenti estetici e tecnici che più gli intessano; poi ci sono da esplorare le tecnologie delle origini, l'atmosfera emanata dalle fotografie dei primordi, la possibilità di emulare, rifare con intento creativo, leggere i loro contenuti riproporli, tradotti, come citazione intellettuale.
È un dato della società attuale la rincorsa al tutto subito senza pensare all'esperienza del passato e senza preparare il futuro per chi verrà dopo di noi. La conoscenza storica, dunque, può essere uno strumento per mettersi alla prova, per verificare e migliorare, consapevolmente, la propria produzione e per affinare il senso critico, per formare un proprio archivio mentale di immagini sottoposte alla verifica con la storia in generale e con quella della fotografia.
Floriano Menapace