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M come MESSA A FUOCO


CameronAttorno al 1865 Julia Margaret Cameron, appassionata fotografa della Londra vittoriana, replicava agli accademici londinesi che stigmatizzavano la sua "libertà" nella messa a fuoco, scrivendo all'amico Herschel queste parole:
"…al di sopra della Fotografia topografica puramente convenzionale consistente nel fare una mappa, nel dare a uno scheletro fattezze e forme senza quella rotondità e pienezza di forza, quel modellare di carni e di membra che soltanto la mia particolare messa a fuoco può dare, per quanto sia chiamata “fuori fuoco” e come tale condannata. Che cos’è il fuoco? E chi ha il diritto di dire qual è il fuoco giusto? La mia aspirazione è di nobilitare la Fotografia e di assicurarle il carattere e le qualità di una grande arte combinando insieme il reale e l’ideale e nulla sacrificando della Verità pur con tutta la possibile devozione alla Poesia e alla Bellezza…"

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A come APERTURA DEL DIAFRAMMA

logoglossario

Oggi inizia la pubblicazione di una rubrica fissa con la quale, sotto il nome di "GLOSSARIO FOTOGRAFICO", intendo proporre ai frequentatori del blog, soci del Centro Cultura Fotografica@Trento, la trattazione di alcuni termini del vocabolario fotografico, scelti fra i più importanti. Non ho intenzione di fare concorrenza a Wikipedia o duplicare quanto è già abbondantemente disponibile in rete bensì cogliere lo spunto offerto di volta in volta da un termine gergale per entrare, un po’ in profondità, nei meandri della fotografia, in chiave tecnica e in chiave espressiva. Nella speranza di essere utile e di stuzzicare l’appetito degli appassionati!

Adriano Frisanco


A come

APERTURA DEL DIAFRAMMA
Il diaframma è il foro, localizzato fra le lenti dell’obiettivo, attraverso cui passa la luce che andrà a colpire il supporto sensibile (sensore o pellicola). È fisicamente costituito da un numero variabile di lamelle (5, 6, 7 o anche più) a profilo arrotondato che, stringendosi o allargandosi fra loro, determinano un foro di diametro variabile (solo negli apparecchi più elementari, ad esempio le “usa e getta” a pellicola, il diaframma ha diametro fisso). Analogamente alla pupilla dell’occhio umano, svolge la funzione di regolare la quantità di luce che riesce ad attraversare l’obiettivo e a investire l’elemento sensibile.

diaframmi

L’apertura di diaframma è espressa, in fotografia, dalla lettera f seguita da un valore della scala numerica apparentemente criptica che segue:

1 1.4 2 2.8 4 5.6 8 11 16 22 32 45 64 128

Il rapporto fra i valori della scala è 1,4, cioè radice quadrata di 2, a parte l’arrotondamento al valore più prossimo.

Ciò che conta sapere per un fotografo è che fra un valore di apertura e quello attiguo si dimezza o si raddoppia la quantità di luce che attraversa l’obiettivo (*). Per fare un esempio: con diaframma regolato a f 8 un obiettivo lascia passare il doppio della luce che passa a f 11 o la metà di quella che passa a f 5,6.

Questo dato è molto importante per poter calcolare con esattezza la cosiddetta “coppia tempo/diaframma” dalla quale dipende la luminosità di ogni fotografia.

Si può facilmente calcolare (per pura curiosità vista la totale ininfluenza pratica) il diametro fisico del foro che si crea chiudendo il diaframma del proprio obiettivo a un dato valore, dividendo la lunghezza focale dell’obiettivo a focale fissa o impostata sullo zoom per il valore nominale dell’apertura scelta. Ad esempio: regolando lo zoom su una lunghezza focale di 100 mm e chiudendo il diaframma a f/11, si ottiene un foro di 100:11= 9,1 mm di diametro. Un 50 mm con luminosità f/1,4 ha un foro che, alla massima apertura, raggiunge il diametro di 50:1,4= 35,7 mm. A voi proseguire il divertimento.

Oltre a determinare la quantità di luce passante, la regolazione dell’apertura del diaframma produce un effetto, potremmo dire “collaterale”, sulla cosiddetta “profondità di campo”, cioè l’ampiezza della scena che apparirà nitida in una determinata fotografia (la voce sarà trattata prossimamente)


(*) oltre ai valori “pieni” distanti fra loro di 1 “stop” (dove “stop” sta ad indicare un intervallo che genera il raddoppio o il dimezzamento della luce passante) è possibile regolare l’apertura del diaframma su valori intermedi, corrispondenti a intervalli di 1/2 stop.

1.4 1.7 2 2.4 2.8 3.3 4 4.8 5.6 6.7 8 9.5 11 13 16 19 22

oppure di 1/3 di stop

1.4 1.6 1.8 2 2.2 2.5 2.8 3.2 3.5 4 4.5 5 5.6 6.3 7.1 8 9 10 11 13 14 16 18 20 22


La prossima voce sarà “MESSA A FUOCO”

CITAZIONI D'AUTORE

Daguerre03Era il 7 gennaio del 1839 quando venne annunciata l'invenzione della Fotografia ad opera di Louis-Jacques-Mandé Daguerre. Le reazioni del mondo accademico e culturale dell'epoca furono varie e spesso di segno contrario, come testimoniano le parole pronunciate da due grandi della letteratura dell'800, quali Edgar Allan Poe e Charles Baudelaire. Qui di seguito un estratto dai loro testi:

Edgar Allan Poe, The Daguerreotype, 15 gennaio 1840Edgar Allan Poe
La parola si scrive Daguerréotype, e si pronuncia come se fosse scritta Dagairraioteep. Il nome dell'inventore è Daguerre, ma il francese richiede l'accento sulla seconda…
Lo strumento stesso va senza dubbio considerato come il più importante e forse il più straordinario trionfo della scienza moderna. Non abbiamo qui lo spazio per ripercorrere la storia dell'invenzione, la cui idea originaria deriva dalla camera obscura, e anche i dettagli del processo fotogenico (dal greco disegnare con la luce) sono troppi per essere descritti ora. (...) Ogni linguaggio è insufficiente quando si tratta di trasmettere l'idea del vero, e questa non apparirà nel suo splendore se riflettiamo sul fatto che l'origine della visione stessa è stata il disegnatore. Forse, se immaginiamo con quanta chiarezza un oggetto si riflette in uno specchio assolutamente perfetto, ci avviciniamo alla realtà di più che in qualunque altro modo.
In verità la lastra dagherrotipica è infinitamente (usiamo questo termine con cognizione di causa), infinitamente più accurata nella rappresentazione di qualunque dipinto realizzato dalla mano umana. Se esaminiamo un'opera d'arte normale per mezzo di un potente microscopio, ogni traccia dl somiglianza con la natura sparirà, ma l'analisi più ravvicinata del disegno creato dalla luce rivela solo un vero ancora più assoluto, una ancora più perfetta identità di aspetto con le cose rappresentate. Le variazioni d'ombra e le gradazioni sia della prospettiva lineare che di quella aerea sono quelle del vero stesso nell'altezza della sua perfezione.
Non possiamo neppure lontanamente immaginare quali saranno gli sviluppi e le conseguenze dell'invenzione, ma tutte le esperienze, nel campo delle scoperte filosofiche, ci insegnano che è sull'imprevisto che dobbiamo maggiormente fare le nostre valutazioni. È un teorema quasi dimostrato che le conseguenze di ogni nuova invenzione scientifica sono destinate ad andare molto oltre le più grandi aspettative dei più fantasiosi. (…)

Charles BaudelaireCharles Baudelaire, Salon de 1859, 1859, trad. it. di A. Luzzato
È sorta in questi deplorevoli giorni una nuova industria che ha contribuito non poco a distruggere ciò che di divino forse restava nello spirito francese. È noto che la folla idolatra richiedeva un ideale degno di sé e conforme alla propria natura. In fatto di pittura e di statuaria, il Credo attuale della buona società, soprattutto in Francia (e ritengo che nessuno osi affermare il contrario), è questo: «Credo nella natura e non credo che nella natura (ci sono buone ragioni per questo). Credo che l’arte sia e non possa essere che la riproduzione esatta della natura (una setta timida e dissidente vuole che siano esclusi gli oggetti ripugnanti come un vaso da notte o uno scheletro). Sicché l’industria che ci desse un risultato identico alla natura sarebbe l’arte assoluta».
Un Dio vindice ha esaudito i voti di questa moltitudine. Daguerre fu il suo Messia. E allora essa disse tra sé: «Giacché la fotografia ci dà tutte le garanzie d’esattezza che si possono desiderare (credono questo, gli insensati!) l’arte è la fotografia». Da quel momento, l’immonda compagnia si precipitò, come un solo Narciso, a contemplare la propria triviale immagine sul metallo (…).
Poiché l’industria fotografica era il rifugio di tutti i pittori mancati, scarsamente dotati o troppo pigri per compiere i loro i studi, questa frenesia universale aveva non solo il carattere dell’accecamento e dell’imbecillità, ma anche il colore d’una vendetta. Che un così stupido complotto, nel quale si trovano, come in tutti gli altri, i malvagi e i gonzi, possa riuscire in modo assoluto non credo, o almeno non voglio credere; ma sono convinto che i progressi male applicati della fotografia hanno contribuito molto, come d’altronde tutti i progressi puramente materiali, all’impoverimento del genio artistico francese, già così raro.
La fatuità moderna avrà un bel ruggire, eruttare tutti i gorgoglii della sua tonda personalità, vomitare tutti i sofismi indigesti di cui una recente filosofia l’ha rimpinzata a crepapelle, ciò va inteso nel senso che l’industria, facendo irruzione nell’arte, ne diviene la più mortale nemica, e la confusione delle funzioni fa sì che nessuna sia compiuta a dovere. La poesia e il progresso sono due ambiziosi che si odiano d’un odio istintivo, e, quando s’incontrano sulla stessa strada, bisogna che uno dei due serva l’altro. Se si concede alla fotografia di sostituire l’arte in qualcuna delle sue funzioni, essa presto la soppianterà o la corromperà del tutto, grazie alla alleanza naturale che troverà nell’idiozia della moltitudine.
Bisogna dunque che essa torni al suo vero compito, quello di essere la serva delle scienze e delle arti, ma la serva umilissima, come la stampa e la stenografìa, che non hanno né creato né sostituito la letteratura. Arricchisca pure rapidamente l’album del viaggiatore e ridia ai suoi occhi la precisione che può far difetto alla sua memoria, adorni pure la biblioteca del naturalista, ingrandisca gli animali microscopici, conforti perfino di qualche informazione le ipotesi dell’astronomo; sia, insomma, il segretario e il taccuino di chiunque nella sua professione ha bisogno d’un’assoluta esattezza materiale, fin qui nulla di meglio. Salvi pure dall’oblio le rovine cadenti, i libri, le stampe e i manoscritti che il tempo divora, le cose preziose di cui va sparendo la forma, che chiedono un posto negli archivi della nostra memoria: sarà ringraziata e applaudita (…)

 

EDGAR ALLAN POE

Edgar Allan PoeEdgar Allan Poe, Il Dagherrotipo, 1840

Ecco come il grande scrittore americano parla dell'invenzione di Daguerre, appena un anno dopo la diffusione della notizia:

La parola si scrive Daguerréotype, e si pronuncia come se fosse scritta Dagairraioteep. Il nome dell'inventore è Daguerre, ma il francese richiede l'accento sulla seconda…
Lo strumento stesso va senza dubbio considerato come il più importante e forse il più straordinario trionfo della scienza moderna. Non abbiamo qui lo spazio per ripercorrere la storia dell'invenzione, la cui idea originaria deriva dalla camera obscura, e anche i dettagli del processo fotogenico (dal greco disegnare con la luce) sono troppi per essere descritti ora. (...) Ogni linguaggio è insufficiente

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LA NASCITA DELLA FOTOGRAFIA

Daguerre03E' il 6 gennaio del 1839 quando il quotidiano parigino "Gazette de France" annuncia l'invenzione della fotografia. Ecco alcuni passi salienti dell'articolo:

"Annunciamo un’importante scoperta fatta da Monsieur Daguerre, celebre pittore del Diorama. Questa scoperta sembra un prodigio. Sconvolge tutte le teorie sulla luce e l'ottica e promette di fare una rivoluzione nelle arti del disegno.

M. Daguerre ha scoperto un metodo per fissare le immagini che si dipingono da sole dentro una camera oscura, in modo che queste immagini non sono il riflesso temporaneo dell'oggetto, ma la loro impronta fissa e durevole, che, come un dipinto o un’incisione, non ha più bisogno della presenza dell’oggetto.
Immaginate la fedeltà dell'immagine catturata dalla camera oscura e aggiungete ad essa l’azione dei raggi solari che fissano questa immagine, con tutte le sue gradazioni di luci, ombre e mezze tinte, e avrete un’idea dei bei disegni con i quali M. Daguerre ha gratificato la nostra curiosità.
Il suo procedimento richiede una lastra di metallo lucido…
I signori Arago, Biot, e Von Humboldt, hanno accertato la veridicità di questa scoperta, che ha suscitato la loro ammirazione e sarà proprio Monsieur Arago a farla conoscere fra pochi giorni all'Accademia delle Scienze….
Natura morta e architettura sono il trionfo dell’apparecchio che M. Daguerre intende chiamare con il suo nome: Daguerotype. Un ragno morto, visto al microscopio solare, mostra un tale dettaglio che si può studiare la sua anatomia, con o senza una lente di ingrandimento, come se fosse la natura stessa. Non c’è una fibra, non un vaso che non si possa seguire ed esaminare.
Per qualche centinaio di franchi i viaggiatori potranno presto procurarsi un apparechio di M. Daguerre e riportare vedute dei monumenti più belli e dei più deliziosi scenari di tutto il mondo. Vedranno quanto lontano le loro matite e pennelli sono dalla verità della Daguerotype. Ma i disegnatori e i pittori non si disperino: i risultati ottenuti da M. Daguerre sono molto diversi dalle loro opere, e, in molti casi, non possono sostituirli…" 

Daguerre02

1838 Daguerre - Parigi, Boulevard du Temple

  

Daguerre01

1839 Daguerre - Natura morta

 

 

LEONARDO DA VINCI

LEONARDODAVINCILO STUDIO DELLA LUCE E DEI FENOMENI OTTICI, PRIMA DELL'INVENZIONE DELLA FOTOGRAFIA


L’invenzione della fotografia venne ufficialmente attribuita a Louise Daguerre nel 1839 ma non fu certamente frutto dell’intuizione repentina di un genio bensì l’esito di studi, ricerche e sperimentazioni nei campi dell’ottica e dell’alchimia (poi diventata “chimica”), iniziati diversi secoli prima del 1839.
Sentite cosa diceva intorno al 1500 Leonardo da Vinci sul “foro stenopeico”, il primo congegno ottico in grado di produrre un’immagine, per quanto effimera, della realtà:

“...dico che, se una faccia d’uno edifizio o altra piazza o campagna che sia illuminata dal sole, arà al suo opposito un’abitazione, e in quella faccia che non vede il sole sia fatto uno spiraculo rotondo, che tutte le alluminate cose manderanno la loro similitudine per detto spiraculo e appariranno dentro all’abitazione nella contraria faccia, la quale vol essere bianca, e saranno lì appunto e sottosopra, e se per molti lochi di detta faccia facessi simili busi, simile effetto sarebbe per ciascuno...

DANIELEBARBAROSettant’anni dopo, nell’anno 1569, il veneziano Daniele Barbaro, docente presso l’università di Padova e autore di un trattato sulla prospettiva (“La pratica della perspettiva”), descrive l’uso della lente convergente biconvessa e della “camera oscura” (in questo caso una stanza) per ottenere immagini disegnate con molta precisione.
Ascoltiamolo:
... serra poi tutte le finestre, e le porte della stanza, finché non vi sia luce alcuna, se non quella che viene da vetro, piglia poi uno foglio di carta, et ponlo incontra il vetro tanto discosto, che tu veda minutamente sopra 'l foglio tutto quello che è fuori di casa, il che si fa in una determinata distanza piú distintamente. Il che troverai accostando, overo discostando il foglio al vetro, finché ritroverai il sito conveniente. Qui vi vedrai le forme nella carta come sono, e le digradationi, e i colori, e le ombre, e i monumenti, le nubi, il tremolar delle acque, il volare degli uccelli, e tutto quello che si può vedere... vedendo dunque nella carta i lineamenti delle cose, tu puoi con un penello segnare sopra la carta tutta la perspettiva, che apparerà in quella e ombreggiarla, e colorirla teneramente, secondo che la natura ti mostrerà, tenendo ferma la carta fin che haverai fornito il disegno...

TIPHAIGNE DE LA ROCHE

CopertinaCon "Citazioni d'Autore" do il via ad un'altra rubrica che, di volta in volta, vi proporrà frammenti del pensiero di fotografi e "pensatori" in ambito fotografico che hanno segnato in varia misura la storia della fotografia.

Mi piace iniziare con un profetico testo, estratto dall'opera di Charles François Tiphaigne de La Roche (1722 – 1774), medico e scrittore francese che nel 1760 pubblica in maniera anonima un romanzo utopistico intitolato Giphantie. Nella sua fantasiosa opera l'autore preconizza in maniera sbalorditiva l'invenzione della fotografia, mostrando in tal modo quanto quell'invenzione fosse attesa e in gestazione già molto tempo prima che Niepce producesse le sue prime "eliografie", negli anni '20 del secolo successivo.

Adriano Frisanco

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PENSIERI SULLA METAMORFOSI DELLA FOTOGRAFIA

metamorfosi1

La fotografia è un linguaggio molto flessibile, adattabile a diverse esigenze di comunicazione. Così come la lingua, scritta o parlata, si può impiegaremetamorfosi2 per stendere un atto notarile, per raccontare un’avventura o comporre una poesia ermetica, analogamente la fotografia si presta, condiscendente, a riprodurre fedelmente le opere di un pittore, ad illustrare un catalogo di ferramenta, a raccontare per immagini un viaggio o a farci sognare attraverso la magia di forme, colori e chiaroscuri.
La storia della fotografia, lunga quasi due secoli, ci mostra la sua evoluzione, non solo nelle sue componenti tecnologiche ma, soprattutto, nella sua funzione sociale.
Compiendo un acrobatico salto dal 1839 al 2023 si possono notare, fra tanti altri, due ambiti nei quali è più vistosa la sua trasformazione.
Il primo riguarda l’enorme moltiplicazione della platea di utenti, passivi e attivi. Oggigiorno miliardi di persone in tutto il mondo vengono in contatto, volenti o nolenti, con la fotografia. E miliardi di persone producono quotidianamente miliardi di fotografie. È abissale la sproporzione fra la diffusione dei primordi e quella attuale.

Il secondo riguarda lo scopo della fotografia. Fino a non molti decenni fa la funzione più comunemente svolta è stata quella di “mostrare” le cose e, quando ancora non esisteva la televisione, era l’unico mezzo disponibile per farlo. Oggi la televisione e, ancor di più, la rete Internet ci mettono a disposizione una mole incommensurabile di immagini, che illustrano ogni oggetto, ogni luogo, ogni cosa possiamo immaginare.
Davanti ai nostri occhi hanno ormai sfilato tutti i tramonti di tutti i continenti e di tutte le latitudini, tutti i fiori che sbocciano sulla superficie della terra, le facce di tutte le etnie, gli abiti, i cibi, le case, le pietre le dune e gli oceani: come dire che non abbiamo più l’urgenza di scoprire la fattezza delle cose che animava l’umanità fino a pochi decenni fa.
metamorfosi3La conseguenza, per la fotografia, è un tendenziale cambio di funzione, che passa dal mostrare le cose a mostrare sé stessi, la propria soggettività, la propria sfera esistenziale.
Naturalmente la fotografia, almeno quella “ottica”, ottenuta attraverso la classica sequenza luce > riflessione > cattura, fa ancora uso della realtà materiale ma non è più strumento al suo servizio bensì al servizio di chi la produce. Per un numero sempre maggiore di praticanti, non conta più mostrare la forma dell’oggetto bensì la forma del proprio sentire, del proprio rapporto con l’oggetto.
È uno stravolgimento del ruolo tradizionalmente svolto dalla fotografia che porta nella direzione della produzione artistica (non parlo degli esiti ma delle intenzioni).
E la tecnologia aiuta molto questo scostamento di intenti.
Il passaggio al digitale, la diffusione e l’evoluzione dei software di postproduzione e, ultima arrivata, l’intelligenza artificiale applicata alla fotografia, rendono più facile e praticabilemetamorfosi4 questo approccio “autoriale” alla produzione fotografica ma gli esiti concreti sono molto spesso banali.
Basta passare in rassegna qualunque galleria pubblicata sui siti di condivisione e leggere i commenti per aver conferma di quanta ingenuità connoti sia le fotografie che i suoi spettatori: “sembra un quadro!”, “sei un vero artista!”, “straordinario questo ritratto!”. Si leggono commenti di questo tenore, suscitati da un filtro che altera i colori, oppure rende più poetica o più cruda un’immagine, o da un aumento spropositato della saturazione cromatica per rendere più ”vivo” un paesaggio o da un procedimento HDR per appiattire la gamma tonale, eliminando le ombre, viste come errori invece che componenti imprescindibili, e così via.
La fotografia sta vivendo una straordinaria evoluzione, che sta smontando alcuni storici capisaldi cercando di crearne altri, ma sono convinto che abbia “le spalle larghe”, che sia capace di integrare vecchie e nuove funzioni, superando quel dubbio che da sempre l’angoscia: sono arte o sono ancella delle arti? E lo farà dicendoci: sarò arte in mano agli artisti, sarò documento per esservi utile, sarò passatempo per divertirvi, sarò ciò che volete che io sia…

DIARIO DI UN NEOFITA

ritratto di coppiaIMPARARE A FOTOGRAFARE
diario immaginario di un neofita

8 gennaio 2019
Mi piace un sacco fotografare, è da quando avevo quattordici anni che scatto in continuazione, adesso ne ho ventitré e quindi fate il conto… Ho iniziato con uno di quei piccoli apparecchi tascabili, macchine compatte le chiamano, poi sono passato ad usare il telefonino, e l’anno scorso l’ho cambiato con l’ultimo uscito della mia marca preferita. Costicchia non poco ma fa delle foto da urlo. Almeno di giorno...

Una cosa però non l’ho ancora capita: perché non mi vengono tutte bene? Cioè, voglio dire, non è che mi vengano scure o mosse, è che spesso, come dire, è come se non fossero come le volevo io. Alla fine di dicembre, per esempio, ho fatto un po’ di foto a Civita di Bagnoregio, ma che schifo! Eppure è un borgo bellissimo! Per non parlare di quelle che ho fatto a Petra, la mia ragazza, che mi ha detto “se le pubblichi ti lascio”. Scherzava, certo, ma devo ammettere che l’avevo trattata male, fotograficamente s’intende.
Quindi mi sono deciso e mi sono iscritto ad un corso di fotografia, inizia a gennaio, abbastanza vicino a casa mia, quartiere Flaminio, una mezz’oretta in Vespa.

15 febbraio 2019
Devo correre, se no arrivo in ritardo al corso.
Beh, stasera siamo alla quinta lezione e facciamo riepilogo generale. Una cosa l’ho capita: che prima non sapevo una m…hia di cosa fosse la fotografia. Non che adesso mi sia tutto chiaro, anzi, ma non so, mi pare di essere entrato in un mondo sconosciuto, pieno di sorprese, anche di astruserie, ma soprattutto affascinante, tanto affascinante…

18 febbraio 2019
Ieri pomeriggio abbiamo fatto la prima esercitazione pratica. Che figo, ho scoperto perché Petra si era incazzata, maledetto zoom, li mortacci tua!

22 febbraio 2019
Beh, vedere le foto che abbiamo fatto tutti quanti è stato utilissimo. Un po’ imbarazzante, è come spogliarsi di fronte a tutti, ma poi ci ridi sopra, tanto sono tutti nudi, come quando i miei mi portavano in campeggio in Croazia. La storia dello zoom è incredibile, io l’ho sempre usato per ingrandire o rimpicciolire, che ne sapevo io di prospettiva e di angolo di ripresa! È incredibile come cambiano le cose se regoli lo zoom in un modo o in altro! Domani vado a provare per conto mio con Petra, sperando di non farla incavolare di nuovo.

22 marzo 2019
Che bello, le cose cominciano a essere chiare, e non solo per me, vedo anche tutti gli altri. Anzi le altre, sono quasi tutte ragazze, che gruppo splendido, ma io ho la mia Petra e non faccio pensieri strani…
Abbiamo proiettato le foto dell’esercitazione sul paesaggio e siamo rimasti quasi sorpresi per quante belle foto abbiamo visto! L’insegnante ha detto che era tutto previsto, sarà ma comunque è bello constatare che qualcosa stiamo imparando!

2 aprile 2019
Cavolo, stiamo diventando dei grandi fotografi!!! Beh io ne ho scattata una durante l’ultima esercitazione che tutti mi hanno fatto i complimenti. Ma io credo che la migliore, almeno per me, è quella che ha fatto Agnese: è incredibile, una catapecchia cadente in fondo a una stradina sterrata, l’ha fatta diventare meravigliosa, un po’ malinconica ma meravigliosa. Ha ragione il nostro maestro quando ci dice che la bellezza di una fotografia la crea il fotografo e non il soggetto della foto!

17 aprile 2019
Oddio, ieri sera è finito il corso, e adesso? Meno male che Antonella ha creato il gruppo whatsapp, così restiamo sempre in contatto e poi c’è una cosa bellissima che ci ha proposto il maestro: faremo una mostra con le nostre migliori foto! Wow che figata!
Comunque durante questo corso mi si è aperto un mondo nuovo, in cui c’è tantissimo da scoprire, ma non le faccende del diaframma e del tempo, maledetto lui che ogni tanto faccio ancora qualche foto mossa perché me ne dimentico. Il bello e la cosa più importante che ho imparato è che attraverso la fotografia puoi dire qualcosa di tuo, e lo puoi dire come vuoi tu.
Adesso riguardo tutte le foto che ho fatto e scelgo quella per la mostra!
P.S. Nei giorni scorsi ho cominciato a fare pulizia nelle cartelle delle foto, maronna santa quante porcherie sto buttando nel cestino…

AF

AL RITORNO DA MILANO

Milano 19 feb 17 2Domenica 19 febbraio, con un piccolo gruppo di appassionate fotografe, sono andato a Milano a visitare due mostre fotografiche: quella dedicata a Paolo Monti, ospitata al Castello Sforzesco e visitabile ancora per qualche settimana e poi quella sul lavoro di Robert Frank intitolato "THE AMERICANS".

E, come sempre mi succede, le mostre e le stimolanti immagini che le compongono, me le porto a casa e me le appendo alle pareti virtuali della mia mente. Milano 19 feb 17 1Ripercorro la mostra di Paolo Monti con la precisa sensazione di aver capito, un ennesima volta (non si finisce mai di imparare!) cosa sia la fotografia in bianco e nero, la forza espressiva dei chiaroscuri, il gioco delle geometrie, la poesia di certi tenui grigi.

Milano 19 feb 17 3Quanto alla mostra "The Americans", che esponeva le 83 immagini scelte da Robert Frank per il libro che ha cambiato il modo di vedere l'America, non posso che accodarmi al coro di apprezzamenti che ha suscitato in tutto il mondo (negli Stati Uniti ci vollero alcuni anni prima che il suo lavoro fosse capito e accettato).
La sincerità e l'assenza di artificiosità che emana il lavoro di Frank è una lezione su cosa possa trasmettere la fotografia di reportage quando è capace di rinunciare al narcisismo.

Qualche informazione sul alvoro di Frank: finanziato con una borsa di studio della fondazione Guggenheim, il trentunenne Robert, a bordo di una vecchia Ford in compagnia di moglie e figli, ha attraversato 48 stati, scattando la bellezza di 28.000 fotografie!

Milano 19 feb 17 5

Milano 19 feb 17 4

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